mercoledì 1 settembre 2010

FINE SETTIMANA, INIZIO D’EMOZIONE.


Fine settimana, inizio d’emozione.


Basta un solo weekend per visitare le meraviglie delle capitali europee, come l’elegante e malinconica Lisbona. L’occasione per assaporare geografia e storia di una meta poco battuta, come la “città bianca”, fornisce lo spunto per vivere un esclusivo incontro tra la libertà del mare e la verità della terra, salpando insieme per il “sogno”.

Il tempo di un fine settimana basta a farsi attraversare dalla bellezza dello spazio delle capitali europee. Splendida meta offsite è proprio Lisbona, che come suggerisce il nome datole dai Fenici che la fondarono, “Alis Ubbo” (Porto Sereno), si mostra subito adatta ad una sospensione momentanea della frenesia della ragione, per lasciare posto solo alla pacatezza dell’emozione. Facile da raggiungere da Milano e da Roma è una delle mete meno stereotipate che si possano affrontare nell’arco di pochi giorni. Detta anche città bianca, per la pietra chiara utilizzata nella costruzione dei suoi edifici e monumenti, e per la luce del suo cielo che si specchia nell’Atlantico, Lisbona trasferisce immediatamente a chi la visiti la sua vocazione per il mare. Costruita su 7 colli da cui si possono godere esaltanti panorami, per analogia, se non altro numerica, potrebbe farci pensare a Roma, ma in realtà è un’altra la città italiana cui spesso viene accostata, e cioè Venezia. Storie di mare, di conquiste, di inclinazione naturale alla scoperta, questo la lega all’ex repubblica marinara, anche se la capitale portoghese come meta è certamente la meno scontata d’Europa.

La sua storia è una storia dettata dalla sua geografia. In mano agli arabi fino al XII secolo e poi agli Spagnoli, prima che ai portoghesi, in ogni sua strada, piazza, colore è presente la vivacità e la mescolanza di chi l’ha vissuta in passato. La natura inoltre, così presente e viva, è anche stata col terremoto del 1755, uno spartiacque importante tra un “prima” e un “dopo” che urbanisticamente parlando ne ha ridefinito i contorni. È proprio in seguito al sisma infatti che viene stabilito dal primo ministro Marques de Pombal, di portare sopra uno dei colli il centro della città e di suddividerla per comodità secondo uno schema ortogonale.

Ma come la sua illuministica distribuzione delle vie, andiamo anche noi per ordine. Innanzitutto per muoverci utilizziamo il tram, che scorre con tutto il suo gusto retrò sul suo tracciato lucido che si srotola sulla pavimentazione, o la funivia, ideale per raggiungere la verticalità delle sue bellezze.

Partiamo con la visita ai suoi musei, che riassumono la storia e lo spirito di tutta una nazione, come il Museu Nacional de Arte Antiga dove si trovano le principali collezioni d’arte e ad attirare maggiormente l’attenzione è il trittico de Le tentazioni di Sant’Antonio di Hieronymus Bosch, o il Museu Calouste Gulbenkian con le statue di Rodin. Altra visita obbligata quella dei cocchi in mostra, il museo delle carrozze più antiche, dove si può rimanere sorpresi dalla prima prestigiosa e avveniristica carrozza costruita per il re Filippo II del Portogallo.

Circondati sempre da quel “gran silenzio che rumoreggia”, come lo descrive uno dei più grandi scrittori portoghesi: Josè Saramago, ci muoviamo “liricamente” verso la città vecchia.

Ebbene sì, Lisbona è anche intrisa di lirismo, con i suoi poeti che non mancano di decantarla. Sempre per usare le parole di Saramago “quello di circondarsi di metafore è un bisogno innato” per chi visita Lisbona. E così cercheremo di fare noi.

Per il primo giorno, dopo aver immerso gli occhi nella sua luce, il consiglio è di seguire un itinerario che vada alla ricerca del suo profumo antico per poi scivolare verso la modernità. Per rimanere sulla strada della letteratura, una traccia indelebile lasciata da un altro grandissimo scrittore portoghese in una sorta di pellegrinaggio poetico, è quella di Fernando Pessoa. Già nel 1925 scrisse una guida, tuttora attuale, intitolata “Lisbona, quello che il turista deve sapere.” Come diceva lui “Viaggiare? Per viaggiare basta esistere.” Niente di più vero se si viene da queste parti. Tra i luoghi a lui più cari il Barrio Alto, famoso per la sua vita notturna, ma che merita una visita anche di giorno per le atmosfere suggestive, le stradine pittoresche e i becos, vicoli a gradini che salgono i fianchi della collina. Ci si può fermare anche ad oziare in uno dei suoi tanti caffè, come il particolare Café A Brasileira, dove proprio Pessoa traeva ispirazione dal panorama che si presentava ai suoi occhi. Non si può farsi scappare una visita al Vista Alegre, per acquistare una limited edition di porcellane dedicate al poeta. Poi, a piedi fino al Chiado, dove precisamente in Largo de Sao Carlos 4, il 13 giugno del 1888, è nato lo scrittore.


Una tappa obbligata per tutti è sicuramente il quartiere di Belém. Qui si devono assolutamente visitare il monastero dos Jeronimos e la Torre di Belém. Il primo fu costruito nel XVI secolo dal re Manuel I subito dopo il ritorno di Vasco da Gama dal suo storico viaggio ed è famoso soprattutto per lo splendido chiostro. La Torre, invece, è uno dei simboli più noti della capitale portoghese. Costruita in mezzo al fiume Tago era sede di partenza per i navigatori che si avventuravano sulla rotta delle scoperte.

Arte, storia, cultura, ma anche i piaceri del palato. È quindi d’obbligo una sosta alla miglior pasticceria di Lisbona, l’Antiga Confeitaria de Belem, che tra l’altro vale una visita anche solo per la bellezza dei suoi saloni adornati da splendidi azulejos. Qui si possono assaggiare i pasteis de Belém, tipici dolcetti del sec. XIX, fatti di crema e pasta sfoglia, inventati dai monaci impoveriti dalla revoca degli immobili e costretti a trovare una nuova fonte di sopravvivenza.

E verso la fine della giornata, dopo i fasti del passato, avviamoci verso il futuro di questa splendida città, con una visita al Parque das Nacoes, costruito per l’esposizione universale del 1998, un’impresa d’avanguardia che si è amalgamato, contro ogni aspettativa, con l’essenza della città e con i suoi vecchi quartieri.

Lasciamo al giorno seguente la visita all’anima più antica e autentica di Lisbona: Alfama, con le sue stradine medievali che nemmeno il terremoto del 1755 è riuscito a distruggere, uno spaccato sulla tradizione e uno scorcio su panorami mozzafiato. Dalle splendide terrazze sui tetti si può guardare lontano e sognare il viaggio, un’abitudine in questa terra. Come quello breve a soli 20 km dalla capitale per andare a Sintra, una fonte inesauribile di fascino. La perfetta simbiosi che esiste qui tra la natura e il patrimonio culturale hanno portato l’UNESCO a dichiararla, nel 1995, Patrimonio Mondiale dell’Umanità, nella categoria “Paesaggio Culturale”. Amata in passato da artisti e scrittori di tutto il mondo, Lord Byron la definì un "Paradiso Terrestre”.

Da Sintra ci dirigiamo poi al punto più occidentale dell’Europa, Cabo da Roca, facilmente raggiungibile con la linea 403 dalla stazione ferroviaria di Sintra.

Il poeta Luís Vaz de Camões definì questo luogo come “Aqui... Onde a terra se acaba e o mar começa....”, “Qui... dove la terra finisce e il mare comincia.” È proprio da qui che arriva quel richiamo che ha portato i portoghesi a navigare, a lasciare la verità della terra verso la libertà del mare per scoprire nuovi paesi. Quasi come un’esigenza geografica, quella distesa di acqua ha mosso nei secoli animi avventurosi, dando origine al periodo delle descubiertas. Prime fra tutte il Brasile. Ed è per i marinai che salpano e si allontanano dalle loro case, dai loro affetti, che nasce il Fado, la musica che si ispira al tipico sentimento portoghese della saudade e racconta temi di lontananza, di separazione, dolore e sofferenza, quasi come un saluto.

Lo stesso saluto intriso di malinconia “necessaria” che riserviamo noi andandocene da qui alla fine del weekend. E come un arrivederci lo diciamo con Pessoa: “Ripassa domani, realtà! Basta per oggi, signori!”